UN MEDICO PITTORE

SERGIO LUPPICHINI

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LA  STORIA DEL HOBBY DELLA MIA PITTURA

La mia passione per la pittura posso dire che è nata con me. Mio padre era maestro d'arte intagliatore in legno, veniva dalla scuola di Cascina ed era un allievo del Prof. Fancelli, che è stato direttore della Galleria degli Uffizi di Firenze. Ricordo mio padre che plasmava la creta per fare la bozza delle opere che avrebbe scolpito su legno: con queste faceva i calchi in gesso da cui prendeva le misure con compasso per riportarle alla scala che voleva sulla tavola di legno per la scultura.
Era un ottimo disegnatore, specie per quanto riguardava l'ornato sia dello stile rinascimentale che del Liberty. Ho appreso da lui la passione per questo stile Liberty, che si sposa bene con le nuove tendenze artistiche anche in campo pittorico con l'impressionismo e dopo il macchiaiolo.
Babbo si dilettava anche a pitturare, una pittura veristica, forse eccessivamente veristica. Ho appreso da lui i primo elementi del disegno, il senso delle proporzioni, la tecnica della prospettiva, i primi approcci col colore e la dimestichezza con la tavolozza. Ero piccolo, in tempo di guerra era costoso procurarsi colori ad olio, allora mi adattavo a fare delle piccole cose con gli acquarelli puri, li adoperavo come se fossero colori ad olio: naturalmente venivano dei quadretti alquanto infantili con la mancanza di una vera sfumatura: imparai a pitturare con colpi di pennello senza mescolare i colori: inconsciamente avevo scoperto l'essenza del divisionismo. Questi piccoli quadri piacevano, infatti i soliti parenti se ne appropriavano con la ricompensa di un bacio sulla guancia. Quel poco che mi restò andò perduto sotto le macerie della casa che fu bombardata durante il conflitto. Dopo la guerra, preoccupato dalla situazione familiare dove bisognava arrangiarsi per poter mangiare, la mia voglia di studiare a tutti i costi, mi fecero dimenticare questa mia passione, anche perché mio padre aveva cessato la sua professione, cosa che non gli ho mai perdonato.. Ho avuto la fortuna di avere avuto come professore di disegno alle Medie, e della storia dell'arte al Liceo, il Prof. Salvatore Pizzarello, insigne pittore cui è stata intitolata anche una strada nella città di Pisa. Eccellevo nel disegno, avevo la mano libera e facile, però mi attardavo nei piccoli particolari, cosa che mi affligge tuttora. Dice che i miopi sono pignoli, io da buon miope sono estremamente perfezionista: cerco di abbozzare l'opera, ma ci ritorno sempre sopra e involontariamente arrivo immancabilmente alla ricerca del particolare. Il Prof. Pizzarello, vista la mia attitudine al disegno mi stimolava, ma tutto il mio tempo lo passavo sui libri perché volevo sapere sempre di più specie per la letteratura italiana e la storia dell'arte. Quando potevo accompagnavo il professore e gli portavo la cassetta dei colori. Stavo a guardarlo incantato mentre lavorava, e assorbivo la sua tecnica nella preparazione della tavolozza, la creazione di nuove tonalità di colore ed ammiravo la sua ferma pennellata. Una volta mi dette una tela, la piccola tavolozza di riserva e mi obbligò a lavorare. Disegnai molto bene, ma quando andai a stendere il colore non potei fare a meno di esternare le sfumature che vedevo e che sentivo dentro di me. Ero accurato, anche se lavoravo rapidamente, fin nei minimi particolari: misi in atto quanto mi raccomandava mio padre per la prospettiva in pittura, dove è essenziale la tonalità e l'intensità del colore per creare i vari piani che danno la profondità prospettica del quadro. Pizzarello quando vide quello che avevo fatto mi disse che avevo sbagliato epoca nel nascere; sarei stato un buon pittore manierista tipo settecentesco e mi consigliò di dedicarmi al ritratto ed alla figura. Col passar degli anni ho pensato e ripensato a queste parole: sono andato all'Università ed ho fatto medicina. L'anatomia umana mi affascinava non tanto come materia scientifica, quanto per l'armonia e la potenza delle forme dell'uomo. Quando avevo un po di tempo, (mi ero procurato dei colori, pennelli, tavolozza ed un cavalletto) disegnavo facce umane, corpi specie femminili, con la sanguigna ma alla fine tentai il ritratto con i colori ad olio. Finito il quadro volevo distruggerlo, ma un mio cugino si impose, mi levò il quadro, lo incorniciò e lo ha tuttora in sala: onestamente debbo dire che è piaciuto e piace. In seguito per riconoscenza di avermi stimolato, gli ho fatto un ritratto ad oli di cui ne va orgoglioso. Nella mia professione di medico condotto, a contato con la sofferenza, la miseria umana, la pietà, la bontà e l'altruismo, la cattiveria e tutto ciò che può esserci di buono e di male nell'uomo umano, ho assimilato e vissuto gli stati d'animo: della pietà, dell'amore per il prossimo, e la comprensione della disperazione, ed ho cercato di esternarla nelle tele affidandomi a quello che io chiamo Simbolismo. Sono accusato di essere triste e pessimista, e quando realizzavo l'opera lo ero davvero, ma lavorando mi sentivo sempre più sereno e mi rilassavo e mi dava coraggio di continuare nell'opera umanitaria che mi ero proposto di compiere. Ma non ero sordo alla natura che mi circondava, alle cose belle che davano un attimo di gioia e di serenità. Assimilavo quei paesaggi toscani nel periodo autunnale, i caldi e prepotenti verdi estivi, la sinfonia di colori della primavera e la tristezza ed il raccoglimento dell'inverno. Così ho cominciato a dipingere paesaggi e nature morte e amante come ero e come sono, del Liberty dell'impressionismo e dei macchiaioli non potevo fare a meno di ispirarmi ai loro temi di colore e delle scene di ampio respiro spaziale. Molto probabilmente non ci sono riuscito, ma ho provato. Non sono mai contento di quello che faccio, non riesco a realizzare in pieno quello che vedo nella mia fantasia. Ho avuto anche la pretesa (sono un illuso, vero?) di cimentarmi con l'espressionismo, ma mi è costato molta fatica, dato che erano lavori cerebrali, studiati nei minimi particolari e voluti, non ispirati, per cui dopo pochi lavori sono tornato ad esprimere quello che sentivo, e senza fatica riuscivo a metterlo sulla tela.  Vista l'età non posso neppure sperare di migliorare. In passato ho cercato varie volte di cambiare stile, ma automaticamente sono sempre tornato alla vecchia maniera. Sono un autodidatta, non ho avuto veri maestri: quello che faccio è mio e solo mio, sia che lavori con la grafica, con l'acquarello, colori ad olio o tempere. Metto alcune opere in questo sito e gli amici diranno se meritava questa fatica oppure no.

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